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lunedì 23 luglio 2012

"La Cina spia tutte le nostre comunicazioni" dagli Usa timori sui dispositivi Huawei e Zte

dal sito: www.repubblica.it

In modo silenzioso. Gli Stati Uniti ne sono certi: i cinesi hanno conquistato il mercato delle telecomunicazioni mondiali con uno scopo ben preciso. Quello di spiare l'Occidente per carpirne i segreti militari e industriali.

Le accuse sono state messe nero su bianco in un documento della U.S.-China Economic and Security Review Commission e ribadite di recente da Michael Maloof, ex esperto di sicurezza del Pentagono. La Cina avrebbe accesso all'80% delle telecomunicazioni mondiali, una sorta di Echelon con gli occhi a mandorla.

Fantapolitica? Forse, ma sono mesi, anni addirittura, che sotto la lente d'ingrandimento degli esperti di sicurezza Usa, e non solo, sono finiti due giganti: Huawei e Zte, rispettivamente numero due e cinque al mondo nella fornitura di infrastrutture di telecomunicazioni. Partite entrambe dalla città di Shenzhen, le due società hanno avuto un'escalation sorprendente, andando a conquistare in pochi anni i mercati mondiali. Per entrambe si parla di stretti legami con il governo cinese, il deus-ex machina che ne avrebbe favorito la crescita al di là di Pechino. Basti pensare che accordi con Huawei sono stati fatti da tutte le più grandi aziende di telecomunicazioni occidentali, dalla British Telecom alla nostrana Telecom Italia, solo per citarne due.

Va detto che la smoking gun, la pistola fumante che confermi le ipotesi statunitensi, non è stata trovata: non c'è alcuna prova che i dispositivi prodotti e venduti dalle due big cinesi siano utilizzati per spionaggio. Quel che è certo è che Huawei ha sviluppato sistemi molto sofisticati per l'analisi dei dati che transitano sulle proprie reti e dispositivi. Ma non c'è alcuna evidenza che vengano utilizzati come cyber-armi al servizio del governo cinese.

Certo è che gli Stati Uniti non sono i soli ad aver avanzato "ipotesi di complotto" nei confronti delle telco cinesi. L'Australia, ad esempio, ha deciso di evitare qualsiasi accordo commerciale con Huawei, impedendo alla società di partecipare alla gara d'appalto per la realizzazione della National Broadband Network, la rete di telecomunicazioni che diventerà nei prossimi anni la spina dorsale delle comunicazioni digitali australiane. La preoccupazione di avere una infrastruttura critica, come una rete cellulare, alla mercè di una potenza straniera ha prevalso.

Se dovessero venir confermate le ipotesi a carico delle due società non si tratterebbe certamente della prima volta per la Cina: l'Occidente è da tempo un bersaglio. Nel 2010 è toccato a Google, la cui sicurezza è stata violata da hacker cinesi, mentre nel 2011 sono venuti alla luce attacchi e infiltrazioni ai danni di 72 organizzazioni mondiali, comprese le Nazioni Unite e i governi di Stati Uniti e Canada. La guerra cibernetica, anche se forse non passa dai telefonini, è appena iniziata.

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